LA SALVEZZA DELLE ANIME PRIORITÀ
ASSOLUTA (5 …)
… DARE DIO ALLE ANIME E LE ANIME A DIO
È LA CARITÀ PIÙ GRANDE
«Avremmo fatto ben poco quando
avessimo assistito tutti i malati, soccorso tutti i poveri, educato a tutti gli
ignoranti.
Che cos'è una carità che lenisca tutti
i dolori degli uomini, se poi questi debbono morire? La nostra carità
differisce la rovina ultima, ma non la evita, è perciò una carità inefficace.
La morte non si può abolire.
Carità più grande e invece quella che
immediatamente opera la salvezza soprannaturale, unendo gli uomini a Dio».
(Don Divo Barsotti, La mistica della
riparazione)
QUANDO
LA MADONNA CI RIMPROVERÒ DI MANCARE DI CARITÀ
C’è un messaggio in cui la Madonna ci rimproverò di mancare di carità.
E poiché la Madonna non si contraddice, non poteva rimproverarci di
mancare di carità nel senso in cui abitualmente viene preso dalla maggior parte
dei cristiani.
Non è il cibo che manca, non è la casa che manca, non sono i beni
materiali che mancano. Ciò che manca sono i beni spirituali, manca Dio.
Ci è stato fatto un così perfetto lavaggio del cervello che non riusciamo
a comprendere che chi ha Dio, ha tutto; e chi perde Dio, perde tutto. Questo è
il bene più grande.
Anche madre Teresa di Calcutta riconosceva che la fame più grande è la
fame di Dio.
Il 2 dicembre 2016 la Madonna si mostrò ai suoi Apostoli molto addolorata
per questo:
“Cari figli, il mio Cuore materno piange mentre guardo quello che fanno i
miei figli. I peccati si moltiplicano, la purezza dell’anima è sempre meno
importante”.
Siete, cioè, molto più preoccupati per la salute e la bellezza del corpo,
e trascurate ciò che più conta: la salute dell’anima, e, quindi, la vita
eterna.
Il famoso APPELLO DELLA VERGINE MARIA del 28 gennaio 1987, tuttora il
messaggio più lungo che sia stato dato a Medjugorje , si apre con queste
parole:
“Miei cari figli! Sono venuta da voi per condurvi alla purezza dell’anima e,
quindi, verso Dio”.
Ai suoi Apostoli e a tutti i cari figli chiede ciò che chiese a Fatima:
la preghiera e l'offerta delle proprie sofferenze per la salvezza delle anime
di coloro che non credono, o, come vuole li chiamiamo adesso, coloro che non
conoscono l'amore di Dio.
Ecco il messaggio nel quale ci rimproverò di mancare di carità:
“Figli cari! Sono con voi da nove anni e da nove anni vi ripeto che Dio
Padre è l’unica via, la sola verità e la vera vita. Io desidero mostrarvi il
cammino verso la vita eterna. Desidero essere il vostro legame per una fede
profonda. Prendete il rosario e riunite i vostri figli, la vostra famiglia
intorno a voi. Questo è il cammino per ottenere la salvezza. Date il buon
esempio ai vostri figli. Date il buon esempio anche a coloro che non credono.
Non conoscerete la felicità su questa terra e non andrete in cielo se i vostri
cuori non sono puri ed umili e se non seguite la legge di Dio.
Vengo a chiedere il vostro aiuto: unitevi a me per pregare per quelli che
non credono. mi aiutate molto poco. Avete
poca carità, poco amore verso il prossimo.
Dio vi dato l’amore, vi ha mostrato come perdonare e amare gli altri.
Perciò riconciliatevi e purificate la vostra anima. Prendete il rosario e
pregatelo. Accettate con pazienza tutte le vostre sofferenze ricordando che
Gesù ha sofferto con pazienza per voi. Lasciatemi essere vostra madre, il
vostro legame con Dio e con la vita eterna. Non imponete la vostra fede a
coloro che non credono. Mostratela loro con l’esempio e pregate per loro. Figli
miei, pregate!” (Messaggio del 2 febbraio 1990).
L’offerta delle proprie sofferenze
sull’esempio di Giacinta
«Dare Dio alle anime perché non si
perdano in eterno
Non si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si
vede. Questa è una verità biblica, scritta da san Giovanni nella prima lettera.
Ed è anche logica, indubitabile: dire rivolti al Cielo “Signore, ti amo”, non
costa nulla; mentre amare la persona ingombrante che ti sta davanti esige
sforzi notevoli, a volte eroici, una vera morte di sé.
Tuttavia, è pensabile amare Gesù e non rivolgergli mai
un pensiero di vero amore? Non un gesto al povero, pensando di giungere a Lui;
non un atto mediato verso una creatura, pur sapendo indubitabilmente che il
gesto arriverà al Cuore di Cristo e sarà “registrato” come atto d’amore. Posso
io dire di amare il mio amico Giancarlo o la mia amica Elena se non rivolgo mai
loro direttamente una parola? Se non faccio mai loro un sorriso, ma li
raggiungo solo tramite interposte persone o telegrammi?
L’esempio di Giacinta
La piccola Giacinta di Fatima, ora
santa, aveva un senso molto vivo del Cristo; aveva un rapporto assai diretto
con Lui. Tra la fine delle apparizioni della Vergine e la propria morte,
avvenuta dopo solo due anni e mezzo dopo, ella non fece atti di carità verso il
prossimo se non quelli di offrire le sue sofferenze e i sacrifici. Cadde
infatti subito malata, e non poté a lungo continuare la sua vita normale di
bambina che accudiva alle poche pecore della famiglia.
Faceva molti fioretti e penitenze volontarie, ma
soprattutto soffrì molto per la malattia che la portò alla tomba, per la quale
fu anche operata all’ospedale; la ferita che le fu aperta sul fianco la fece
soffrire davvero molto.
Ebbene, ella era contenta di poter dare a Gesù quella prova e si
rivolgeva a Lui direttamente: “Oggi sarai molto contento, Gesù – diceva alla
sera – perché ho sofferto molto, ho salvato con te tante anime”.
Giacinta aveva questa consapevolezza, perché gliela
aveva detta la Madonna. “Tante anime vanno all’Inferno perché nessuno prega e
si sacrifica per loro”. “Dunque – ragionò con ferrea logica la bambina – se io
soffro o offro la mia sofferenza posso far sì che alcune, o anche tante, anime
non vadano all’Inferno”.
Dare Dio alle anime per la loro salvezza
Dio non vuole che soffriamo, ma che amiamo. La Madonna
aveva fatto capire che la carità più grande è dare Dio alle anime,
far sì che non si perdano eternamente. Si gettò nell’impresa con cuore di
bambina, e amò il suo Gesù colpendo diritto al Cuore.» Tisbita (https://www.annalisacolzi.it/dare-dio-alle-anime/)
Franco Sofia
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