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lunedì 19 agosto 2024

LA CARICATURA DELL’ULTIMA CENA “ATTO CODARDO, VILMENTE PARODIATO ALL’INAUGURAZIONE DEI GIOCHI OLIMPICI DI QUEST’ANNO”.

 

L’Eucaristia, il Sacramento che nostro Signore Gesù Cristo ha istituito  nell’Ultima Cena è stato “vilmente parodiato all’inaugurazione dei Giochi Olimpici di quest’anno, in nome dell’inclusione. Atto codardo quella parodia da parte degli organizzatori, perché sanno che ne usciranno senza alcun danno e perché l’amore dei nemici è la carta d’identità del cristiano”.

       


Lo ha detto nella bellissima omelia di ieri (18 agosto 2024) mons. Orlando Antonini Arciv. Tit. di Formia, Nunzio Apostolico. Omelia esemplare da ogni punto vista, in cui si è soffermato sulle persecuzioni che soffrono i cristiani oggi, comprese quelle “in guanti bianchi”.

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XX DOMENICA TRA L’ANNO

(L’Aquila, Collemaggio, 18 Agosto 2024)

Carissimi tutti, e voi che ci state seguendo in trasmissione. La parola di Dio che abbiamo ascoltato è una catechesi sull’Eucarestia, sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù. L’ha voluta perché desidera, ha detto, di “essere con noi tutti i giorni – anche fisicamente, benché sacramentalmente – fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Aveva profetizzato l’Eucarestia secoli prima il libro dei Proverbi della prima lettura: ‘La Sapienza ha imbandito la tavola… Essa dice: Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato’ (Pv 8,31). E poco prima nello stesso passo si legge che, quando Dio creando il mondo aveva il Figlio con lui “come architetto”, questi agiva ponendo “le sue delizie tra i figli dell’uomo”. Gesù, dunque, si delizia a ‘stare coi figli dell’uomo’, con noi. Del resto, come osserva S. Giovanni della Croce, “se l’anima cristiana è alla ricerca di Dio, molto più Dio è alla ricerca di lei…” (Cantico Sp., Str. 27). Così, nel paradiso, dice S. Luca, per quelli che lo hanno ri-amato Gesù “si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc. 12,37).

È nel Giovedì Santo dell’Ultima Cena che il nostro Signore Gesù ha istituito questo sacramento sotto le specie del pane e del vino, che diede agli Apostoli in nutrimento spirituale e lavò loro i piedi in segno di umile servizio e di amore. Ebbene, carissimi, è proprio questo gesto di amore, il mistero più grande e più intimo per noi, e perciò nei primi secoli protetto dalla cosiddetta ‘disciplina dell’arcano’, che è stato vilmente parodiato all’inaugurazione dei Giochi Olimpici di quest’anno, in nome dell’inclusione. Atto codardo quella parodia da parte degli organizzatori, perché sanno che ne usciranno senza alcun danno e perché l’amore dei nemici è la carta d’identità del cristiano. È stato ben scritto che “la nobile difesa dell'inclusione maschera in realtà il desiderio tutt'altro che nobile di ripudiare l'eredità culturale che ci definisce come civiltà”.

Chiediamo alla Madonna Assunta in cielo, Titolare di questa basilica, ed a S. Pietro Celestino che fece alla Chiesa il dono della ‘grande Perdonanza’ così definita da papa Francesco, che ci aiutino, tra altre necessità, anche ad affrontare questo momento storico di inizio, diciamolo, di una nuova persecuzione.

Sì, carissimi. Una persecuzione cruenta è tuttora in atto nel Medio Oriente, in Asia e in Africa, dove i cristiani, e soltanto i cristiani, vengono uccisi in quanto cristiani. Ma tempo fa papa Francesco ha detto che “esistono persecuzioni sanguinarie, come essere sbranati da belve per la gioia del pubblico sugli spalti o saltare in aria per una bomba all’uscita da Messa. E persecuzioni in guanti bianchi, ammantate di ‘cultura’, quelle che ti confinano in un angolo della società, che arrivano a toglierti il lavoro se non ti adegui a leggi che vanno contro Dio Creatore”. Appunto come nei nostri paesi occidentali: qui la persecuzione esiste in una forma sottile: noi cristiani siamo divenuti bersaglio di attacchi e di derisione a causa della nostra fede e dei nostri principi morali circa la famiglia, la vita, la sessualità, ecc.

Protestare per tali attacchi occorre. Al contempo, vediamo cosa dice la parola di Dio. S. Pietro, I lettera, capitolo quarto: “Carissimi, non siate sorpresi per l’incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano” (1 Pt. 4,12-16). Ciò significa che questi attacchi sono per noi la normalità, utili a provare la nostra fede. Ecco perché gli apostoli, fustigati per aver cominciato ad annunciare Cristo, “se ne andarono dal sinedrio – dice il testo – lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù”. Oltraggiati per il nome di Gesù naturalmente, non per altri motivi. Infatti, lo stesso S. Pietro subito dopo soggiunge: “Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca: glorifichi anzi Dio per questo nome”.

Ora certo, nel corso della loro bimillenaria storia i cristiani hanno offerto alla nostra civiltà, forgiandola, un innegabile contributo di santità, di carità, di cultura e di arte, ed hanno anche peccato e peccano, sia in capite che in membris, di gravi infedeltà, a volte con la loro condotta facendo ‘bestemmiare il nome di Dio tra le genti’. Sì, ma è anche certo che, se i cristiani si comportassero sempre esemplarmente, l’opposizione a Cristo si produrrebbe lo stesso. Anzi sarebbe più virulenta. E in fondo, il nostro cattivo esempio varrà davanti al tribunale di Dio come attenuante per coloro che ora irridono Cristo e ci perseguitano.

È il Vangelo stesso che provoca. Gesù Cristo è posto a ‘segno di contraddizione’. Lo esplicava bene nel secondo secolo l’autore della Lettera a Diogneto. “I Cristiani – scriveva – rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fà la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne e le membra pur essendone odiata; così pure i cristiani amano chi li odia.”.

Carissimi, abbiamo sentito Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”. La Vergine Maria sostenga il nostro proposito di rimanere in Gesù Cristo, nutrendoci della sua Eucaristia e diventando, a nostra volta, pane spezzato per i fratelli.

È proprio questo nostro rimanere in Gesù che ci dà la capacità a perdonarci vicendevolmente, come anche lo comporta la Perdonanza celestiniana. Amen.

 

 

+ Orlando Antonini Arciv. Tit. di Formia, Nunzio Apostolico

 

https://www.chiesadilaquila.it/lomelia-del-nunzio-apostolico-mons-antonini-nella-messa-celebrata-a-collemaggio-trasmessa-in-diretta-su-rai1/  

 

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