I DIACONI DI UNA DIOCESI SICILIANA OTTENGONO DAL LORO
VESCOVO IL PERMESSO - ECCEZIONALE - DI FARE GLI ESERCIZI SPIRITUALI A MEDJUGORJE!
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Il Vescovo li manda con queste parole: “Andate,
e tornate portando i frutti come gli esploratori che Giosuè inviò nella Terra
Promessa”
Dopo tanti anni mi sono deciso di rendere pubblica questa esperienza, non solo straordinaria, ma anche insolita, a gloria di Dio e a edificazione della Chiesa.
I PRECEDENTI
Dovendo fare la programmazione annuale dei nostri incontri, ci trovavamo riuniti una sera di settembre del 2006 noi diaconi della Comunità del Diaconato permanente della diocesi di Acireale (Sicilia - Italia) insieme al nostro assistente spirituale don Attilio Gangemi.
Al momento di fissare le date degli Esercizi Spirituali annuali, ai quali
ogni consacrato è tenuto a partecipare come a uno dei momenti più importanti
della propria formazione permanente annuale, lanciai l’idea di viverli insieme a
Medjugorje.
L’idea piacque a tutti, a partire dal nostro assistente spirituale. Non
si trattava di andare come in pellegrinaggio, ma di vivere i momenti dei soliti
Esercizi Spirituali, per una volta, in un ambiente diverso. Don Attilio, noto
esegeta, avrebbe dovuto tenere le sue riflessioni e aiutarci
nell’organizzazione del resto dei vari momenti.
Tutto, però, dipendeva dal permesso che avrebbe dovuto darci il nostro
vescovo, allora mons. Pio Vigo.
L’occasione si presentò durante un ritiro che tenemmo insieme con lui nel
piccolo paese di Macchia di Giarre. Spettava a me fare la proposta, cosa che
feci con timore e tremore. Nessuno di noi, infatti, poteva immaginare come
avrebbe reagito il nostro vescovo. Proprio per questo rimanemmo sbalorditi
dalla sua risposta.
Io non avevo finito di presentare il possibile programma, che lui ci
disse: “Andate, e tornate portando i
frutti come gli esploratori che Giosuè inviò nella Terra Promessa”.
Mons. Pio Vigo |
Ma il Signore aveva in mente di organizzare Lui quegli Esercizi.
Si diede il caso che una settimana prima di partire, quando tutto era
organizzato, don Attilio si trovava in Palestina a guidare un pellegrinaggio. E,
mentre era lì, dovette essere ricoverato
d’urgenza e sottoposto a un intervento di angioplastica.
Ognuno può capire la nostra costernazione: era evidente che, se il nostro
assistente non poteva partire con noi, significava che avremmo dovuto
rinunciare agli Esercizi.
Invece, don Attilio dalla Palestina ci fece sapere che dovevamo
partire lo stesso, anche senza di lui.
Don Attilio Gangemi |
E fu così che partimmo. In quell’anno il numero dei diaconi nella nostra
diocesi si era ridotto a sette elementi, uno dei quali non poté partire con noi
per problemi familiari.
Partimmo in sei. Tre di noi con le proprie mogli.
Quella che segue è la relazione da me fatta al nostro vescovo dopo che siamo tornati carichi di frutti.
DIARIO ESERCIZI SPIRITUALI: 17 – 22 LUGLIO 2007, MEDJUGORJE
Comunità del
Diaconato permanente della diocesi di Acireale (Sicilia - Italia)
Cosa ha fatto
per noi diaconi la Madonna!!!!
Cosa ha fatto,
in un momento così difficile del diaconato permanente nella nostra diocesi!
Eravamo partiti con l’intento di chiedere aiuto per il cammino del Diaconato
nella nostra diocesi di Acireale, e Lei ci ha risposto.
Ci ha messi
sul palmo della sua mano! Ci ha fatto più che una carezza!
Per tutti i giorni del
pellegrinaggio ci ha messo in primo piano, senza che noi l’avessimo cercato.
Oh, certo,
avremmo dovuto essere noi a dire: Grazie Mamma, per essere qui, e perché ci
accogli e ci fai festa! E invece era Lei a dirci: Grazie, perché siete qui!
Ci ha accolto
mettendosi al nostro servizio, in modo da insegnarci lo stile dell’accoglienza
nel servizio. Ci siamo sentiti abbracciati, direi coccolati, protetti, per
tutti i giorni del nostro soggiorno a Medjugorje, condotti fino ad innalzare il
nostro Magnificat: “perché ha guardato alla nullità dei suoi servi e grandi
cose ha fatto in noi, l’Onnipotente” dal giorno della nostra ordinazione.
Pur senza un
programma ben preciso, dopo esserci affidati alla Sua guida, Maria ci ha fatto
ripercorrere in modo nuovo tutti gli ambiti del nostro diaconato. A partire dall’ambito
dell’evangelizzazione con gli incontri ricchissimi con alcuni protagonisti
dell’evento Medjugorje. Ad esempio, l’incontro con Nancy (leggere seguito del racconto dopo questo documento) ci ha
insegnato che servire è accogliere e che l’evangelizzazione inizia dall’accoglienza.
Accogliere l’uomo nel cuore, prima che con attenzioni stereotipate. In Nancy
che ci accoglieva col grembiule, che accoglieva tutti senza distinzioni e
sempre, abbiamo costatato con gli occhi lo stile dell’accoglienza di Maria e le
attenzioni del suo Cuore materno.
Nell’incontro con Madre Rosaria della Carità (leggere seguito del racconto dopo questo documento) si è rafforzato in noi il convincimento di essere accolti in modo speciale da Maria. Da questa donna consacrata, che ci ha raccontato la propria conversione, ci siamo sentiti rivolgere incoraggiamenti per il cammino della nostra comunità del diaconato, come se conoscesse il nostro travaglio. Nel suo carisma abbiamo riscoperto una dimensione essenziale alla diaconia: la riparazione, vissuta secondo le indicazioni date da Giovanni Paolo II nella Incarnationis Mysterium (n. 10). La riparazione (basata fondamentalmente sul concetto di vicarietà) vissuta attraverso la grazia del ministero diaconale può costituire un elemento importantissimo nella spiritualità e nell’azione del diacono.
Madre Rosaria
ci ha suggerito anche di guardare di più alla figura di san Giuseppe come fonte
di suggestioni importanti per l’identità del diacono nella Chiesa.
A partire
dall’ambito della riparazione abbiamo capito ciò che Maria ci ha insegnato a
Medjugorje: che, cioè, l’ambito della
carità non può prescindere dalla preghiera, che anzi la preghiera stessa è già
carità: poiché l’uomo che ha perso Dio o non ha conosciuto l’amore di Dio, può
essere raggiunto solo dal di dentro del suo cuore, solo Dio può toccare il
cuore dell’uomo. Di fronte all’ateismo e all’indifferenza nei confronti di Dio,
le altre forme di bisogno dell’uomo passano in secondo piano: non c’è peggior
malattia del peccato e non c’è maggior bisogno che della grazia di Dio!
Maria ci ha insegnato che è nella preghiera la più grande forza terapeutica per recuperare chi è caduto nelle varie forme di male. Nella Comunità Cenacolo (Comunità per il recupero dei tossicodipendenti fondata da suo Elvira e che ha la casa madre a Saluzzo in Italia.) per il recupero dei tossicodipendenti, abbiamo scoperto, con sorpresa, che la cura più efficace viene dalla preghiera, soprattutto dalla recita del Rosario fatta da quei giovani.
Ma specialmente
quello che abbiamo sperimentato e che non è possibile descrivere è una Presenza
che cambia le persone. Lo abbiamo potuto constatare nell’incontro, per tanti
versi commovente, con alcuni testimoni, come il giovane Roland Patzleiner,
musicista, che uscito dalla droga e dal giro del Rock satanico adesso vive Medjugorje, il suo cambiamento è avvenuto
grazie a Medjugorje.
Un’altra cosa
che abbiamo scoperto in tanti incontri è che la carità vive di fiducia nella
Provvidenza. Significativa l’esperienza fatta nell’orfanotrofio di suor
Josipa, gestito dalla sorella suor Cornelia, uno dei tanti orfanotrofi
sorti attorno a Medjugorje.
Fiducia nella
Provvidenza e abbandono in Dio coincidono. Maria ci ha insegnato poi che senza
la pace che nasce dall’abbandono in Dio non c’è autentico servizio. La
pace, per cui Maria a Medjugorje si
presenta come Regina della pace, è la vita in Cristo, nostra pace: questa pace
rende autentico e fecondo ogni sorta di servizio.
A
Medjugorje siamo stati confermati nella centralità di Cristo, soprattutto nella
Messa e nell’Eucaristia, come sorgente di ogni ministero.
Abbiamo fatto
esperienza, pienamente inseriti, del programma liturgico unico al mondo di
questa parrocchia unica al mondo.
L’incontro con
la fraternità dei francescani presenti a Medjugorje è avvenuto attraverso un
colloquio con padre Francesco Rizzi, sacerdote di origini italiane, che
ci ha illustrato i contenuti delle apparizioni.
Ecco: ciò che
portiamo nel cuore è una grande consolazione, indescrivibile dal punto di vista
umano e non circoscrivibile all’interno dei canoni di una tradizione
formalistica tesa a recuperare frutti spirituali dai modi più disparati di
vivere gli esercizi spirituali.
Torniamo col
cuore pieno e lo spirito ristorato, con una carica interiore inusitata, con una
pace ineffabile.
Questo
spirito di consolazione l’abbiamo ricevuto in particolare nella partecipazione
a tre apparizioni a cui ci è stato concesso di partecipare senza averlo
espressamente richiesto.
Volendo
riepilogare lo spirito di questi esercizi, dovremmo dire che è come se la
Madonna in tutti questi giorni abbia voluto suggerirci queste parole:
“Cari
figli, io vi amo quanto i sacerdoti: siate umili! Vi supplico, obbedite ai
vostri superiori. Vivete in pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
Partiti senza
programma, siamo tornati col programma.
Essere partiti
con la benedizione di sua Ecc.za Mons. Pio Vittorio Vigo, nostro vescovo e
padre, ci ha permesso di affrontare tutti i giorni di permanenza a Medjugorje
rimanendo in piena comunione spirituale con il Suo ministero. Per lui in quei
giorni abbiamo pregato costantemente. Allo stesso modo abbiamo pregato per padre
Attilio, nostro assistente spirituale, impedito a venire da una malattia e il
cui incoraggiamento a partire ci è servito a sentire la sua presenza accanto a
noi.
Eccellenza,
Lei ci ha detto al momento di darci il suo consenso: “Andate, e tornate con i
frutti, come gli esploratori che Giosuè inviò nella Terra Promessa”: si,
abbiamo trovata la Terra Promessa e torniamo con i frutti! Grazie, Eccellenza!
Torniamo ai
suoi piedi come nel giorno della nostra Ordinazione, per mettere le nostre mani
nelle Sue, prostrati per chiedere l’ubbidienza.
La comunione
tra i membri della comunità diaconale si è rinsaldata. I momenti di
condivisione sono serviti per entrare in comunione gli uni con gli altri. Ma al
disopra di tutto ci siamo sentiti cementati dall’amore della Madre comune.
Abbiamo riscoperto
la dimensione del ministero diaconale in una prospettiva nuova: sentirci nel
Cuore della Mamma ci ha permesso di riscoprirci importanti nel cuore della
Chiesa, anche se dovessimo essere dimenticati, non considerati, svalutati,
disprezzati. È bello essere diaconi perché amati da Dio. Il ministero diaconale
è importante perché è importante nel cuore di Dio e di Maria, prima ancora o in
aggiunta all’importanza che possa scaturire dalle varie riflessioni teologiche
e pastorali sul ruolo e l’identità del diacono.
Infine,
vorremmo aggiungere che le comunità presenti a Medjugorje, da quelle più
contemplative a quelle che vivono i vari modi di evangelizzazione e caritativi,
testimoniano la presenza di una speciale Grazia che vivifica e consolida ministeri
e carismi.
Franco diac. Sofia
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Altri particolari di questo evento con foto li trovate qui di seguito:
BARI - Ore 17,40 del 17 luglio 2007, sotto la statua di san Nicola |
Partiti la mattina con due auto, ci siamo fermati alla Basilica di san Nicola per partecipare alla Messa prima di imbarcarci per Dubrovnik.
L'incontro con Nancy il 18 luglio nel primo pomeriggio |
Nancy una miliardaria canadese che si è convertita insieme al marito Patrick dopo aver letto un solo messaggio di Medjugorje: hanno lasciato tutto e sono venuti a vivere a Medjugorje, dove hanno costruito un castello, e dove praticano l’accoglienza soprattutto dei più bisognosi, in particolare dei sacerdoti più in difficoltà.
Nancy si appresta a dare la sua testimonianza a noi e ad altri pellegrini. |
Ore 15,50 del 18 luglio |
19 luglio, ore 06,23 |
Mentre saliamo, osservo con i miei confratelli questo gruppetto di ragazze che pregano... |
... sono arrivate prima di noi: sono ragazze della Comunità Cenacolo, sede femminile. Sono salite scalze. |
Ore 06:54 |
Ore 07:10, scendiamo la collina delle apparizioni dal lato della croce Blu. |
Dopo aver
fatto colazione, arriviamo in vista della casa della Comunità dei "Figli
del Divino Amore", dove ci attendeva Madre Rosaria della Carità per un incontro sul carisma della sua fondazione: la riparazione. Ci ha anche raccontato la sua conversione.
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