Mons. Rino Fisichella in esclusiva: cosa rende speciale Medjugorje - La Luce di Maria
08/04/2024 di Simona Amabene
Mons.
Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione, in esclusiva per la Luce di Maria, racconta cosa lo ha
colpito più di tutto a Medjugorje.
Mons. Fisichella con Mons. Hoser e Mons Pizzuto durante la
Santa Messa – Foto Studio DANI.
Simona - Innanzitutto
ringrazio S.E. Mons. Rino Fisichella, per
la sua disponibilità a questa intervista per La Luce di Maria.
Ho ascoltato con entusiasmo e attenzione la sua catechesi e poi
la sua omelia, durante il Festival dei Giovani 2019, e ho cercato di fissare
nel mio cuore, prima ancora che sul mio taccuino, i suoi preziosi insegnamenti.
Poi, mentre era in procinto di partire da Medjugorje, ho avuto l’occasione di
incontrarlo e di rivolgergli alcune domande che sono lieta di condividere con
voi.
Mons.
Fisichella, vorrei chiederle come ha accolto l’invito di Mons. Hoser a questo
30° Festival dei Giovani, e se è la prima volta che viene a Medjugorje?
Mons. Fisichella- Si è la
prima volta, per ovvi motivi, in quanto responsabile del dicastero della Nuova
Evangelizzazione. La Santa Sede segue con molta premura e molto interesse la
vicenda di Medjugorje. E quindi, da quando papa Francesco, alcuni mesi fa, ha
concesso la sua autorizzazione ai pellegrinaggi ufficiali anche a Medjugorje, l’invito
del delegato pontificio mi è giunto con particolare piacere.
Come si
sa, il dicastero della nuova evangelizzazione ha la responsabilità pastorale
dei santuari nel mondo. Seppur Medjugorje non è ancora riconosciuto
santuario, è però una meta di milioni di pellegrini ogni anno.
E noi avendo anche la responsabilità dei pellegrinaggi, ho molto gradito
l’invito a partecipare, perché mi ha permesso di venire qui. Ma soprattutto
diventa un passo ulteriore nel valutare e considerare, la presenza di milioni
di pellegrini, e soprattutto in questa circostanza, di tanti giovani.
Simona - Ha avuto
modo di osservare ciò che sta avvenendo a Medjugorje, c’è qualcosa che l’ha
colpita più di ogni altra?
Mons. Fisichella -
Ciò che colpisce un pellegrino come me per la prima volta a
Medjugorje, è il clima di preghiera che lo qualifica da tanti altri luoghi,
dove ti aspetti la preghiera che si svolge nei luoghi delle apparizioni,
all’interno dei santuari, di fronte alle icone della Vergine o dei Santi.
Qui però
il clima di preghiera si estende anche oltre. Colpisce che i pellegrini ovunque camminano
col Rosario tre le mani e pregano: lungo la strada,
salendo sulla Collina, in ogni dove. Questo credo sia veramente un indizio
quanto mai favorevole, per considerare la peculiarità di Medjugorje.
Inoltre mi ha molto colpito verificare la
presenza di così tanti giovani. E’ vero che questa è la 30a edizione del
Festival dei Giovani, però mi è sembrato di rivivere in piccolo la
giornata mondiale della Gioventù. Penso che questa sia una tappa molto
importante che definisce Medjugorje, e coinvolge tutti.
Non solo nell’accoglienza di numerosi giovani ma anche nella
formazione che viene data loro. Il clima di preghiera si arricchisce,
attraverso le catechesi e il dialogo con tanti giovani provenienti da ogni
parte del mondo, di una formazione che è quanto mai importante oggi,
soprattutto per la nuova evangelizzazione.
Simona - Pensa che
Medjugorje col suo programma spirituale che pone al centro l’Eucarestia, il
Rosario, il Digiuno, la Parola, la Confessione, possa essere
un esempio vincente per la nuova evangelizzazione da proporre in ogni dove?
Mons. Fisichella - La nuova evangelizzazione vive di quella che è la vita ordinaria
della Chiesa, vissuta però in maniera straordinaria, perché i tempi lo
richiedono. Quella che è la vita di tutti i giorni della Chiesa, è fonte,
origine e scopo dell’evangelizzazione. In questa nuova fase
dell’evangelizzazione noi siamo chiamati a riscoprire il significato della
nostra vita quotidiana.
Certamente
il primo posto è dovuto alla preghiera – alla riscoperta della preghiera –
che diventa e trova il suo culmine nella preghiera eucaristica e quindi anche
nell’adorazione. Devo sottolineare che è davvero
significativo ciò che è accaduto l’ultima sera del Festival! Dopo
due ore di una celebrazione eucaristica così intensa, abbiamo assistito al
grande silenzio che i nostri giovani e i nostri sacerdoti, c’erano circa 800
sacerdoti, hanno mantenuto per tutto il tempo prolungato dell’adorazione
eucaristica.
Questi elementi sono il fondamento attraverso cui la nuova
evangelizzazione si realizza. A me piace riportare in tal senso un’espressione
di papa Francesco, pronunciata subito agli inizi del suo pontificato: “La nuova evangelizzazione si fa in
ginocchio”. E quindi riscoprire questa
dimensione adorante, questa dimensione della preghiera, è per noi certamente un punto
indelebile, ma altresì un punto di partenza e di arrivo fondamentale!
Poi
non dobbiamo dimenticare che la vita cristiana si esplicita, si rende visibile
anche in altri momenti che sono altrettanto validi, e che scaturiscono da una
vita di preghiera. Penso in primo luogo alla testimonianza della
carità. Noi non possiamo mai dimenticare che i santuari sono
luoghi di accoglienza, dove si incontrano le diverse povertà del mondo, non ci
sono soltanto le povertà sociologiche, quelle che noi normalmente individuiamo.
Ci sono altresì le povertà esistenziali, verso
le quali la testimonianza della carità è fondamentale, perché
caratterizza lo stile di vita cristiano. Come c’è poi l’esigenza di comunicare
la Fede, di rendere partecipi gli altri della nostra esperienza di Fede. Sono
solito dire, che come siamo capaci di compiere dei gesti di benvenuto per chi
arriva nei nostri santuari, così dovremmo essere altrettanto capaci di compiere
dei gesti, e pure una liturgia, con cui salutare il pellegrino quando ritorna a
casa.
Durante la
sua catechesi al Festival dei Giovani ha puntato sul senso della vita che sta
nel lasciarci amare. Che cosa consiglia a chi non ha ancora sperimentato
l’amore di Dio?
Credo
che quanto ho detto nella catechesi, dipenda da alcuni fattori particolari. Il
primo è quello di far comprendere che il vero amore non dipende in prima
istanza da noi.
Ma
il vero amore dipende da un’esperienza di ricevere amore. Nessuno
ama veramente se prima non è stato amato.
Noi
purtroppo viviamo in un contesto culturale in cui mettiamo al primo posto noi
stessi, ciò che noi siamo, ciò che noi desideriamo. Tante volte non riusciamo a
percepire invece l’esperienza originaria e originante, vale a dire la capacità
di percepire di essere amati. Da questo punto di vista mi
sembra fondamentale porsi davanti a Dio col desiderio di non impedire a Lui di
amarci.
Credo
che il più delle volte la nostra resistenza, sia tutta quanta lì. Il voler
autodeterminare la nostra vita a partire da noi stessi, da ciò che noi
pensiamo, da ciò che noi progettiamo. E in tutto questo Dio riveste un ruolo
marginale. Ecco perché non si comprende profondamente l’amore. Ed
ecco perché andiamo sempre più spesso incontro ai fallimenti dell’amore.
L’amore
vero, autentico, ci insegna l’evangelista Giovanni nella sua Prima lettera,
consiste proprio in questo: non siamo stati noi ad amare Dio, ma Dio per
primo ci ha amato. Allora quando ci poniamo davanti a un testo
come questo – che non dimentichiamolo è Parola di Dio, è un testo rivelato –
dobbiamo scoprire realmente il valore profondo che possiede.
In
questo consiste l’amore, che Dio ci ha amati per primi. Allora
siamo chiamati a scoprire nella nostra vita, questa esperienza profonda per la
quale Dio ci è venuto incontro. Dio ci ha posto in essere, ci ha donato la
vita, Dio continua ad accompagnarci. Lo fa attraverso quelle espressioni che
indicano sempre di più il desiderio di Dio, se posso usare questo termine, di
renderci più partecipi della sua vita divina, che è vita di amore.
Non dimentichiamolo. Dio è amore! La sua
vita è intrisa di amore, è solo ed esclusivamente amore. Questo
amore è un dare tutto se stesso, tutto! Dio non tiene nulla per
sé, Dio dà tutto, e in questo dare tutto ci fa capire che ha dato se stesso per
me, per ognuno di noi. Ecco perché diciamo che amare vuol dire dare tutto se
stessi, non avremmo mai (!) potuto pronunciare un’espressione come questa, se
Dio non l’avesse vissuta e pronunciata per primo.
Simona Amabene
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FONTE: https://www.lalucedimaria.it/mons-fisichella-ecco-cosa-rende-speciale-medjugorje/
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