Mons.
Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova
Evangelizzazione, in esclusiva per la Luce di Maria, racconta cosa lo ha
colpito più di tutto a Medjugorje.
Medjugorje 5 agosto 2019 -
Mons. Fisichella con Mons. Hoser e Mons Pizzuto durante la
Santa Messa – Foto Studio DANI.
Simona - Innanzitutto
ringrazio S.E. Mons. Rino Fisichella, per
la sua disponibilità a questa intervista per La Luce di Maria.
Ho ascoltato con entusiasmo e attenzione la sua catechesi e poi
la sua omelia, durante il Festival dei Giovani 2019, e ho cercato di fissare
nel mio cuore, prima ancora che sul mio taccuino, i suoi preziosi insegnamenti.
Poi, mentre era in procinto di partire da Medjugorje, ho avuto l’occasione di
incontrarlo e di rivolgergli alcune domande che sono lieta di condividere con
voi.
Mons.
Fisichella, vorrei chiederle come ha accolto l’invito di Mons. Hoser a questo
30° Festival dei Giovani, e se è la prima volta che viene a Medjugorje?
Mons. Fisichella- Si è la
prima volta, per ovvi motivi, in quanto responsabile del dicastero della Nuova
Evangelizzazione. La Santa Sede segue con molta premura e molto interesse la
vicenda di Medjugorje. E quindi, da quando papa Francesco, alcuni mesi fa, ha
concesso la sua autorizzazione ai pellegrinaggi ufficiali anche a Medjugorje, l’invito
del delegato pontificio mi è giunto con particolare piacere.
Come si
sa, il dicastero della nuova evangelizzazione ha la responsabilità pastorale
dei santuari nel mondo. Seppur Medjugorje non è ancora riconosciuto
santuario, è però una meta di milioni di pellegrini ogni anno.
E noi avendo anche la responsabilità dei pellegrinaggi, ho molto gradito
l’invito a partecipare, perché mi ha permesso di venire qui. Ma soprattutto
diventa un passo ulteriore nel valutare e considerare, la presenza di milioni
di pellegrini, e soprattutto in questa circostanza, di tanti giovani.
Simona - Ha avuto
modo di osservare ciò che sta avvenendo a Medjugorje, c’è qualcosa che l’ha
colpita più di ogni altra?
Mons. Fisichella -
Ciò che colpisce un pellegrino come me per la prima volta a
Medjugorje, è il clima di preghiera che lo qualifica da tanti altri luoghi,
dove ti aspetti la preghiera che si svolge nei luoghi delle apparizioni,
all’interno dei santuari, di fronte alle icone della Vergine o dei Santi.
Qui però
il clima di preghiera si estende anche oltre. Colpisce che i pellegrini ovunque camminano
col Rosario tre le mani e pregano: lungo la strada,
salendo sulla Collina, in ogni dove. Questo credo sia veramente un indizio
quanto mai favorevole, per considerare la peculiarità di Medjugorje.
Inoltre mi ha molto colpito verificare la
presenza di così tanti giovani. E’ vero che questa è la 30a edizione del
Festival dei Giovani, però mi è sembrato di rivivere in piccolo la
giornata mondiale della Gioventù. Penso che questa sia una tappa molto
importante che definisce Medjugorje, e coinvolge tutti.
Non solo nell’accoglienza di numerosi giovani ma anche nella
formazione che viene data loro. Il clima di preghiera si arricchisce,
attraverso le catechesi e il dialogo con tanti giovani provenienti da ogni
parte del mondo, di una formazione che è quanto mai importante oggi,
soprattutto per la nuova evangelizzazione.
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