LA SALVEZZA DELLE ANIME PRIORITÀ ASSOLUTA
“In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e
villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese:
«Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi
dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. (Lc 13,22-23)
«Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. È
Dio, infatti, che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli
disegni» ( Fil 2,12-13 ).
Fin dai primi giorni l’impatto con l’apparizione della
Vergine Maria a Medjugorje ha prodotto un accostamento in massa ai sacramenti
della Confessione e dell’Eucaristia, segno che le persone prendevano coscienza
che occorreva pensare alla salute dell’anima prima di quella del corpo. Segni
di questo cambiamento erano il tempo dedicato alla preghiera e il digiuno a
pane e acqua severo, praticato persino da tanti giovanissimi.
Al quarto mese dall’inizio delle apparizioni – secondo la
testimonianza di una rivista dell’epoca – questo veniva evidenziato dai
sacerdoti presenti a Medjugorje come uno dei principali frutti stabili:
“Come sottolineano i padri spirituali qui, è particolarmente significativo che i fedeli ed i pellegrini qui inizino ad impegnarsi per la propria interiorità e la propria anima, come se nel loro animo vedessero quello che è tanto evidente nella Bibbia: da qui la richiesta sempre più frequente di confessarsi, la ricerca di un dialogo e di un consiglio spirituale, per arrivare fino ad una fede e ad una vita vive.”[1]
L’INSEGNAMENTO RICEVUTO DA NATUZZA
Nel corso dei secoli nelle sue apparizioni autentiche la
Vergine Maria ha sempre manifestato delle preoccupazioni, ma la principale di
esse è quella della salvezza delle anime.
Lo stesso vale anche per i santi.
Da questo punto di vista ho imparato molto durante i miei
incontri con Natuzza Evolo.
Un giorno la andai a trovare per chiederle consiglio su mio
zio padre Angelico, sacerdote
cappuccino, biblista ed esegeta stimato. Stava male in modo preoccupante, e i
medici non riuscivano a orientarsi.
“Natuzza, le volevo chiedere per un mio zio …”.
Lei non mi lasciò continuare, e subito intervenne:
“Ah, sì… quello che è malandato. Pregherò per lui.”.
Me ne andai deluso. E quella notte fu agitata per me. Mi
chiedevo perché mi avesse liquidato in quel modo. Ma poi, riflettendo, mi
risposi che Natuzza non mi avrebbe detto una parola per un’altra. Aveva lasciato che io capissi da solo. A
questo punto mi venne un brivido e agghiacciai. “Malandato” alla lettera
significa “andato a male”.
Quindici giorni dopo arrivò la diagnosi nefasta dei medici:
“Tumore al pancreas, con metastasi in tutti i principali organi vicini. Due
mesi di vita”. E così fu.
Ritornai da Natuzza, mi
pare un mese e mezzo dopo la morte di mio zio a 64 anni. E anche
stavolta, avevo appena cominciato a porle la domanda:
“Natuzza, le volevo chiedere per quel mio zio …”, che lei mi interruppe:
“Ah, sì. Quello che è morto. Si è salvato, e si trova al
Prato Verde”.
Il Prato Verde nella visione di Natuzza indica l’anticamera
del Paradiso. Ma io ho dovuto riflettere, e lo faccio ancora, su quel “si è
salvato”. Perché, io avevo portato decine di casi di defunti a Natuzza, e
questa espressione gliela avevo sentita dire tante volte, ma questa volta era
diverso. Mio zio tutti lo consideravamo e lo consideriamo un santo, degno di
essere invocato, ma non esiste nessuno che può sottrarsi al monito di san
Paolo:
«Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore» ( Fil 2,12 ).
LA POSTA IN GIOCO SONO LE ANIME
Una delle immagini
più belle nel Vangelo è quella della mietitura. Gesù la utilizza anche quando
parla del giudizio finale.
Purtroppo, la Madonna ci ha fatto sapere che pure Satana
miete le anime:
“In questo tempo
inquieto […] il diavolo miete le anime per attirarle a sé” (25 luglio 2020 ).
È questa la posta in gioco più seria nella storia
dell’umanità. La Madonna ce l’ha insegnato fin dall’inizio delle apparizioni
attraverso un segno-simbolo il 2 agosto 1981, una sorta di parabola in azione:
“Quel 2 agosto del 1981 era domenica, dopo l’apparizione
delle 18:40 Marija vede la Vergine in camera sua: «Andate
tutti insieme nel campo di Gumno. È in corso un grande combattimento, un
combattimento tra mio Figlio e satana. La posta in gioco sono le
anime».
La Vergine, su richiesta dei veggenti, permette a tutti i presenti
all'apparizione di toccarle il vestito che alla fine è rimasto imbrattato "Coloro
che hanno sporcato il mio vestito sono quelli che non sono in grazia di Dio.
Confessatevi frequentemente! Non lasciate che nella vostra anima rimanga a
lungo anche solo un piccolo peccato. Confessatevi e riparate i vostri
peccati."
Abbiamo già detto che
per la Madonna, a Medjugorje come nelle sue grandi apparizioni, la
preoccupazione maggiore è quella della salvezza delle anime.
A Fatima in particolare, la Madonna ha mostrato le immagini
delle anime che si perdono all'inferno. E ai tre Pastorelli spiegò che queste
anime sono molte. Lucia nel raccontare l’apparizione del 19 agosto dice che:
“La santissima Vergine ci raccomandò di nuovo la pratica
della mortificazione, dicendo alla fine di tutto:
Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all'inferno, perché non c'è chi si sacrifica e prega per loro.”[2]
Suor Lucia nella sua terza memoria prova a rispondere alla
domanda:
«com'è possibile che Giacinta, così piccina, si sia
lasciata penetrare e abbia compreso un simile spirito di mortificazione e di
penitenza? »
“Secondo me, fu questo: prima di tutto, una grazia
speciale che Dio, per mezzo del Cuore immacolato di Maria, le ha voluto
concedere; in secondo luogo, la vista dell'inferno e il pensiero
dell'infelicità delle anime che ci cascano.
Alcune persone, anche devote, non vogliono parlare
dell'inferno ai bambini per non spaventarli; ma Dio non ha esitato a mostrarlo
a tre, uno dei quali aveva solo sei anni, e Lui sapeva che sarebbe rimasta
terrorizzata a tal punto oserei quasi dire da morire di paura. Con frequenza si
sedeva per terra o su qualche masso e, pensierosa, cominciava a dire:
«L'inferno! L'inferno! Come mi fanno pena le anime che vanno all'inferno! E le
persone vive lì a bruciare come legna nel fuoco...». E, un po' tremante, s'inginocchiava
con le mani giunte, a dire la preghiera che la Madonna ci aveva insegnato: «O
mio Gesù! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo
tutte le anime, specialmente quelle che hanno più bisogno». […]
E rimaneva così, per molto tempo, in ginocchio, ripetendo la stessa orazione. Ogni tanto chiamava me o il fratello, come se si svegliasse dal sonno: «Francesco! Francesco! Non state a pregare con me? Bisogna pregare molto per liberare le anime dall'inferno. Tante vanno laggiù, tante!». Altre volte domandava: «Ma come mai la Madonna non fa vedere l'inferno ai peccatori? Se loro lo vedessero, non peccherebbero più per non andarci. Di' un po' a quella Signora che faccia vedere l'inferno a tutta quella gente (si riferiva a quelli che si trovavano a Cova da Iria, al momento dell'apparizione. Vedrai come si convertono»”[3].
Per questo Mirjana, in riferimento al dolore di Maria per le
anime di coloro che non conoscono l'amore di Dio e che si perdono, più di una
volta ha detto e anche scritto:
“Se la vedeste piangere anche una sola volta, sono certa
che dedichereste tutta la vita a pregare per le sue intenzioni”.
(continua)
Franco Sofia
[1] Naša
ognjišta, XI., 9 (77), Duvno, novembre 1981, pagg. 10-11
[2] Memorie
di Lucia, Seconda memoria,
[3] Memorie
di Lucia, Terza memoria,
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