QUANDO LA MADONNA SI SERVÌ DI PADRE SLAVKO PER DARMI UNA
LEZIONE
… e mi chiese di essere come san Francesco
Ogni volta che sono andato a Medjugorje, ho ricevuto degli
insegnamenti sempre nuovi. Quando si prende sul serio il cammino di Medjugorje,
allora bisogna attendersi la correzione, un insegnamento per la crescita
personale.
Nell’83 ebbi il colpo di fulmine, quello che si chiama amore
a prima vista. Fu leggendo un articolo sul fenomeno Medjugorje apparso in
Famiglia Cristiana che rimasi colpito all’istante, ma non dal racconto dei
fatti, quanto piuttosto dalla foto che ritraeva i 6 veggenti insieme durante
un’apparizione. Scattò qualcosa dentro di me che non mi ha più lasciato. Credetti
subito, immagino che fu una grazia.
Nell’85, in piena estate, feci il primo pellegrinaggio, con
un pullman le cui porte si chiudevano con lo spago. Allora per andare a
Medjugorje bisognava affrontare grandi sacrifici. Era l’epoca in cui i messaggi
ti arrivavano per posta, non quindi in modo quasi simultaneo come adesso. Chi
era fortunato poteva ascoltare il messaggio attraverso il telefono o la radio
(sempre Radio Maria).
In quel periodo arrivai a organizzare fino a 4 pellegrinaggi
all’anno. In uno di questi mi ero messo in testa che era giunto il momento di
partecipare all’apparizione che allora avveniva in una stanzetta della
Canonica. Ero già stato ordinato diacono, e quindi presumevo che mi spettasse
di entrare in quella stanzetta riservata a pochi privilegiati: sacerdoti, suore,
e altri di cui non comprendevo i privilegi.
Così, un giorno, dopo la Messa per gli italiani, in
sacrestia, mentre stavo svestendomi dai paramenti sacri, mi trovai vicino padre
Slavko. Quale momento migliore, visto che proprio lui era il Cerbero di guardia
alla stanzetta delle apparizioni?
Mi avvicinai e gli posi la domanda: “Stasera mi fa entrare
nella stanzetta?”. Neanche avessi detto un’eresia! Mi guardò in modo torvo e,
girandomi le spalle, se ne andò.
Più tardi, verso mezzogiorno, trovandomi a passare vicino
alla Canonica della parrocchia, vidi che padre Slavko stava per salire i famosi
scalini che tutto il mondo ormai conosceva, perché la sera venivano saliti dai
veggenti per l’apparizione quotidiana. Lo raggiunsi di corsa sul pianerottolo
mentre stava per entrare. Gli posi la stessa domanda, e lui, senza neanche
guardarmi, mi sbatté la porta in faccia, e se ne andò.
Ma la sera, un po’ prima dell’apparizione, mi ripresentai
accompagnato da due sacerdoti che io avevo portato con me in pellegrinaggio.
Padre Slavko fece entrare i due sacerdoti che erano con me, ma non me. I due
sacerdoti intercedevano per me: “È un diacono”, gli dicevano; ma non ci fu
niente da fare. Così in modo arrogante presi l’iniziativa di avvicinarmi per
entrare, come se fosse un mio diritto; ma padre Slavko era lì, sempre di
guardia, mi diede uno spintone e per poco non mi fece cadere per terra.
Mi dovetti rassegnare, covando però dentro di me sentimenti
di astio nei confronti di padre Slavko. “Ma guarda un po’”, mi dissi arrabbiato
e pienamente convinto di quello che pensavo, “questo figlio di san Francesco
non avrebbe fatto entrare neanche il fondatore del suo Ordine, visto che anche
san Francesco era un diacono”.
Mi allontanai amareggiato. E fu qui che sentii chiara dentro
di me la voce della Madonna: “Figlio mio, tu non devi chiedere i diritti di san
Francesco, ma devi essere come san Francesco”.
E il quel momento mi passò davanti la scena dei Fioretti, definita
della “Perfetta letizia”.
Nei Fioretti si racconta che un giorno mentre erano in
viaggio insieme, Francesco pose a frate Leone una domanda su cosa fosse la
“Perfetta letizia”. Di fronte alla difficoltà di frate Leone a rispondere, San
Francesco descrisse, come in una parabola, quello che sarebbe potuto succedere,
qualora fossero arrivati a uno dei loro conventi, e il frate guardiano non li avesse
riconosciuti e anzi avesse sbattuto loro la porta in faccia: “Se noi non ci
lamentiamo – disse a frate Leone – e ringraziamo il Signore, questa è perfetta
letizia”. La scena si ripete per tre volte, e addirittura la terza volta san
Francesco descrive il padre guardiano che uscendo con un bastone nocchieruto,
non solo non li riceve, ma gliele suona di santa ragione, lasciandoli a terra
mezzi morti: “se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente, e con
allegrezza, – conclude san Francesco – pensando le pene di Cristo benedetto, le
quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in
questo è perfetta letizia”.
Per tre volte padre Slavko mi scacciò non riconoscendomi, e
per tre volte, nell’insegnamento di san Francesco, il guardiano non riconobbe i
due frati come suoi frati, uno dei quali era addirittura il fondatore del suo Ordine.
Queste sono le lezioni che Maria riserva per quelli che ama.
Negli anni seguenti ho avuto modo, anche senza cercarle, di
partecipare alle apparizioni della Gospa, tante volte anche a tu per tu con i veggenti.
Nell’episodio dei Fioretti indirettamente emerge la figura
di Francesco come uno degli umili e dei piccoli di cui parla Gesù, e a cui si
riferisce la Madonna quando invita i suoi Apostoli ad essere e a diventare più
piccoli degli altri. Francesco non è uno che cerca di essere riconosciuto e
riverito, allo stesso modo un Apostolo della Regina della Pace.
“I peccati si moltiplicano, sono troppo numerosi. Ma con
l’aiuto di voi — che siete umili, modesti, ricolmi d’amore, nascosti e santi —
il mio Cuore trionferà” (2 luglio 2017).
Franco Sofia
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