Don Tonino Bello verso gli altari: riconosciute le virtù eroiche lo scorso novembre
Mons. Tonino Bello a Medjugorje
L’ho incontrato a Medjugorje in uno dei pellegrinaggi da me
fatti nella seconda metà degli anni anni ’80, prima del pellegrinaggio che lui
fece sotto le bombe a Sarajevo, nel dicembre del 1992, che tutti ricordano.
Sono stato accanto a lui come diacono mentre celebrava,
presiedendo, la Messa nella chiesa parrocchiale di san Giacomo.
Di questa mia esperienza con lui ricordo alcuni particolari.
Durante la Messa cadde un moscone dentro il calice col vino già consacrato. Gliel’ho
fatto vedere, e lui: “Che vuoi fare?”, mi disse, “toglilo col purificatoio”.
Quello che però mi colpì di più accadde la mattina del
giorno dopo.
Mi trovavo, con i pellegrini che erano venuti con me, a
Tihaljina, un paese distante intorno a 25 km da Medjugorje, dove avevamo partecipato alla Messa celebrata
da padre Jozo nella chiesa che custodisce una delle statue della Madonna
diventata tra le più famose al mondo. Padre
Jozo era stato parroco a Medjugorje quando sono iniziate le apparizioni, e fece
anche il carcere per aver difeso i veggenti e le apparizioni, alle quali all’inizio
stentò a credere.
Finita la Messa, assistetti a questa scenetta. Un sacerdote,
immagino che fosse il segretario di don Tonino Bello, venne in sacrestia ad
annunciare a padre Jozo che c’era il suo vescovo fuori che voleva parlare con
lui. Padre Jozo, senza scomporsi, invece di uscire subito incontro al vescovo,
andò a mettersi nel primo banco della chiesa; lì si inginocchiò e iniziò quello
che sembrava il ringraziamento della santa Messa.
Mons. Tonino Bello si trovava seduto nei banchi, quasi in
fondo alla chiesa. Padre Jozo passò imperturbabile un bel po’ di tempo in preghiera. Durante questo
tempo, il segretario del vescovo passeggiava nella navata laterale con fare
nervoso, rosso in volto, mentre don Tonino rimaneva tranquillo al suo posto,
aspettando il suo turno.
Poi padre Jozo si alzò per accogliere il vescovo, e lo
ricevette nel suo studio. Non so cosa si siano detti, ma in quella circostanza
ho potuto appurare che mons. Tonino Bello era una persona scevra da qualsiasi autoreferenzialità,
una persona mite e umile.
Questa umiltà e semplicità ho potuto constatare poi quando
nel viaggio di ritorno l’ho ritrovato sul ponte del traghetto che da Dubrovnik ci
portava a Bari, e lì, seduti per terra, abbiamo
fatto una chiacchierata come vecchi amici.
Franco Sofia
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