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mercoledì 23 febbraio 2022

MONS. TONINO BELLO A MEDJUGORJE

 




Don Tonino Bello verso gli altari: riconosciute le virtù eroiche lo scorso novembre

Il Papa ha autorizzato i decreti sulle virtù eroiche del vescovo di Molfetta e di altri cinque Servi di Dio. 
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Mons. Tonino Bello a Medjugorje


 

L’ho incontrato a Medjugorje in uno dei pellegrinaggi da me fatti nella seconda metà degli anni anni ’80, prima del pellegrinaggio che lui fece sotto le bombe a Sarajevo, nel dicembre del 1992, che tutti ricordano.

Sono stato accanto a lui come diacono mentre celebrava, presiedendo, la Messa nella chiesa parrocchiale di san Giacomo.

Di questa mia esperienza con lui ricordo alcuni particolari. Durante la Messa cadde un moscone dentro il calice col vino già consacrato. Gliel’ho fatto vedere, e lui: “Che vuoi fare?”, mi disse, “toglilo col purificatoio”.

Quello che però mi colpì di più accadde la mattina del giorno dopo.

Mi trovavo, con i pellegrini che erano venuti con me, a Tihaljina, un paese distante intorno a 25 km da Medjugorje,  dove avevamo partecipato alla Messa celebrata da padre Jozo nella chiesa che custodisce una delle statue della Madonna diventata tra le più famose al mondo.  Padre Jozo era stato parroco a Medjugorje quando sono iniziate le apparizioni, e fece anche il carcere per aver difeso i veggenti e le apparizioni, alle quali all’inizio stentò a credere.

Finita la Messa, assistetti a questa scenetta. Un sacerdote, immagino che fosse il segretario di don Tonino Bello, venne in sacrestia ad annunciare a padre Jozo che c’era il suo vescovo fuori che voleva parlare con lui. Padre Jozo, senza scomporsi, invece di uscire subito incontro al vescovo, andò a mettersi nel primo banco della chiesa; lì si inginocchiò e iniziò quello che sembrava il ringraziamento della santa Messa.

Mons. Tonino Bello si trovava seduto nei banchi, quasi in fondo alla chiesa. Padre Jozo passò imperturbabile  un bel po’ di tempo in preghiera. Durante questo tempo, il segretario del vescovo passeggiava nella navata laterale con fare nervoso, rosso in volto, mentre don Tonino rimaneva tranquillo al suo posto, aspettando il suo turno.  

Poi padre Jozo si alzò per accogliere il vescovo, e lo ricevette nel suo studio. Non so cosa si siano detti, ma in quella circostanza ho potuto appurare che mons. Tonino Bello era una persona scevra da qualsiasi autoreferenzialità, una persona mite e umile.

Questa umiltà e semplicità ho potuto constatare poi quando nel viaggio di ritorno l’ho ritrovato sul ponte del traghetto che da Dubrovnik ci portava a Bari,  e lì, seduti per terra, abbiamo fatto una chiacchierata come vecchi amici.

Franco Sofia

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