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giovedì 14 aprile 2022

“MENTRE SOFFRITE, IL CIELO ENTRA IN VOI” (2 settembre 2017)

 

Opera di Jerzy Duda


GLI INSEGNAMENTI DI MARIA AI SUOI APOSTOLI SUL DOLORE E LA SOFFERENZA (III PARTE)

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.” (Mc 8,30)

 

La sofferenza è nel progetto di Dio, come strumento necessario non solo per la salvezza propria, ma anche dell’umanità. Almeno lo è diventata dal momento che il Figlio di Dio l’ha scelta come strada privilegiata per la salvezza dell’uomo. Tanto è vero che Gesù rimprovera Pietro, trattandolo da Satana, perché vorrebbe impedire questo progetto: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. (Mc 8,33).

 

Anzi, in un messaggio a Marija, la Madonna invitò a unire le proprie sofferenze a quelle di Gesù:

“Cari figli! In questo tempo di grazia vi invito a prendere fra le mani la croce del mio amato Figlio Gesù e a contemplare la Sua passione e morte. Le vostre sofferenze siano unite alla Sua sofferenza e l'amore vincerà, perché, Lui che è l’Amore ha dato se stesso per amore per salvare ciascuno di voi.” (25 marzo 2013).
 

 Della sofferenza la Vergine ha parlato più volte nei suoi messaggi dati ai suoi Apostoli. La prima volta che ne parlò è stato il 2 febbraio 1991:

“Vengo a chiedere il vostro aiuto: unitevi a me per pregare per quelli che non credono. Mi aiutate molto poco. Avete poca carità, poco amore verso il prossimo. Dio vi dato l’amore, vi ha mostrato come perdonare e amare gli altri. Perciò riconciliatevi e purificate la vostra anima. Prendete il rosario e pregatelo. Accettate con pazienza tutte le vostre sofferenze ricordando che Gesù ha sofferto con pazienza per voi”.

     In questo messaggio ci sono già i toni e i contenuti dei messaggi che darà ai futuri “suoi Apostoli”: c’è già l’essenziale del programma per essi.

     Il punto di riferimento rimane sempre Gesù, come nel messaggio che poi diede nel tempo di Quaresima del 2010, quando ricordò l’amore col quale Gesù ha portato la sofferenza:

Cari figli, in questo tempo particolare del vostro tentativo di essere più vicino possibile a mio Figlio, alla Sua sofferenza, ma anche all’amore con cui l’ha portata, desidero dirvi che sono con voi.” (2 marzo 2010).

     L’accettazione della sofferenza è presente in quel silenzio con cui vengono vissuti i patimenti e le sofferenze, ma che, pur non godendo dell’applauso del mondo e quella visibilità che il mondo cerca, tuttavia contribuisce alla crescita della Chiesa:

La Chiesa progredisce e cresce grazie a coloro che ascoltano le parole di mio Figlio, grazie a coloro che amano, grazie a coloro che patiscono e soffrono in silenzio e nella speranza della redenzione definitiva. (2 gennaio 2016).

  San Paolo insegna: “Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.” (Col 1,24).

 

La sofferenza entra a pieno titolo come forza potente della preghiera che è capace di fare violenza sul cuore di Dio:

Cari figli, la vera preghiera proviene dalla profondità del vostro cuore, dalla vostra sofferenza, dalla vostra gioia, dalla vostra richiesta di perdono dei peccati. (2 febbraio 2011).

E, in più, è presentata da Maria come un mezzo per sconfiggere il peccato “odierno”: 

Che le vostre croci siano per voi un mezzo nella lotta contro il peccato odierno. Che la vostra arma sia: tanto la pazienza quanto un amore sconfinato. (2 ottobre 2010).

 In qualche messaggio troviamo identificati la croce e l’amore, forse perché è stato Dio stesso ad identificarli in Gesù che della Croce ha fatto lo strumento del supremo Amore:

“Cari figli, con materno amore e materna pazienza, guardo il vostro continuo vagare ed il vostro smarrimento. Per questo sono con voi. Desidero anzitutto, aiutarvi a trovare e a conoscere voi stessi, affinché poi possiate capire e riconoscere tutto ciò che non vi permette di conoscere sinceramente e con tutto il cuore l’amore del Padre celeste. Figli miei, il Padre si conosce per mezzo della croce. Perciò non rifiutate la croce: col mio aiuto, cercate di comprenderla ed accoglierla. Quando sarete in grado di accettare la croce, capirete anche l’amore del Padre Celeste. Camminerete con mio Figlio e con me.” (2 dicembre 2013).

Da questo messaggio si evince che la croce è la strada per conoscere sé stessi, e uscire fuori da quella situazione di smarrimento in cui versa il mondo, il quale rifiutando la croce si è allontanato da Dio Padre. Infatti, Dio “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”: l’ha consegnato a noi, facendo della Croce il culmine della nostra salvezza. La Croce diventa perciò il filtro del vero amore.

 

La sofferenza, nell’insegnamento della Gospa ai suoi Apostoli, è considerata un aiuto per la crescita spirituale. Nel seguente messaggio, la sofferenza è legata al perdono. È molto difficile, infatti, tante volte perdonare, e, per questo motivo, farlo costituisce una sofferenza che però fa sì che si possa maturare spiritualmente:

“Mio Figlio vi ha detto di perdonare e di amarvi. So che non è sempre facile: la sofferenza fa sì che cresciate nello spirito. Per crescere il più possibile spiritualmente, dovete perdonare ed amare sinceramente e veramente” (2 gennaio 2018).

“Sono qui a causa dell’amore e a causa della fede, perché, con la mia benedizione materna, desidero darvi speranza e vigore nel vostro cammino, poiché la via che conduce a mio Figlio non è facile: è piena di rinuncia, di donazione, di sacrificio, di perdono e di tanto, tanto amore.” (2 febbraio 2018)

     Poiché l’accettazione della sofferenza è un valore aggiunto molto potente al fine di corrispondere alle richieste di Maria per i suoi progetti, ecco che a suoi Apostoli sofferenti la Madonna ha persino richiesto di aggiungere alle sofferenze il digiuno e il sacrificio.

    Mentre invece nei primi messaggi degli inizi delle apparizioni a Medjugorje, quando arrivarono gli inviti al digiuno, la Madonna aveva esonerato i malati e i sofferenti, questa volta anche per loro è arrivato l’invito al digiuno:

Preghiamo tutti il nostro caro Padre perché volga il suo sguardo verso quelli che sono tristi, malati e soli. Invitate pure loro a dedicarsi alla preghiera, al digiuno e al sacrificio.” (2 febbraio 1992).

Si tratta di un digiuno commisurato alla loro situazione.

 

(continua)

Franco Sofia

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