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martedì 10 maggio 2022

Il messaggio e la profezia di Fatima

 

 

Il messaggio e la profezia di Fatima

(Prima Parte) 

di Saverio Gaeta

 




25 agosto 1991 la Regina della pace a Medjugorje: «Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera … affinché con il vostro aiuto si realizzi tutto ciò che voglio realizzare secondo i segreti iniziati a Fatima».

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«Se la Chiesa ha accolto il messaggio di Fatima è soprattutto perché esso contiene una verità e una chiamata che, nel loro fondamentale contenuto, sono la verità e la chiamata del Vangelo stesso». Con questa affermazione, nell’omelia della Messa celebrata il 13 maggio 1982 nel santuario portoghese, Giovanni Paolo II sintetizzò l’oggetto e il significato dell’insegnamento offerto dalla Vergine nelle apparizioni ai pastorelli. E Benedetto XVI ha ribadito che «qui Dio ha aperto una finestra di speranza sul mondo, quando gli uomini gli hanno chiuso la porta».

 

In effetti le apparizioni di Fatima possono rappresentare una “fotografia” del Novecento, che gli storici hanno definito «il secolo breve», iniziato nel 1914 con la Prima guerra mondiale e terminato nel 1989 con la caduta del muro di Berlino. Come ribadì il cardinale António dos Santos Marto, vescovo emerito di Leiria-Fatima, questo messaggio, «dopo le Scritture, è forse la denuncia più alta e più impressionante del peccato del mondo, che invita tutti a un serio esame di coscienza».

 

Il gesuita António Maria Martins, che è stato il curatore delle Memorie della veggente suor Lucia, ha sottolineato che «il messaggio di Fatima ci spiega che la maggioranza si può salvare non per mezzo della Chiesa missionaria, nel senso rigoroso del termine, ma per mezzo della Chiesa orante. Questa verità, suggerita nella preghiera dell’angelo, venne espressamente dichiarata dalla Madre di Dio: “Pregate, pregate molto; fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, poiché non c’è chi si sacrifichi e interceda per loro”.

 

Di fatto, nella progressiva maturazione di consapevolezza che suor Lucia sperimentò riguardo al messaggio, uno degli aspetti che ella pose in risalto fu proprio questo del servizio che le competeva in favore dell’umanità, soprattutto nella dimensione penitenziale.

Il 20 aprile 1942, in una lettera al vescovo José Correia da Silva, precisò: «Ecco la penitenza che il buon Dio richiede ora: il sacrificio che ciascuno deve imporsi per condurre una vita di giustizia nell’osservanza della sua legge, e desidera che si faccia conoscere con chiarezza questo cammino alle anime, poiché molte, riconducendo il significato della parola “penitenza” a grande austerità, e non sentendosi sufficientemente forti né generose per affrontarla, si perdono d’animo abbandonandosi a una vita di tiepidezza e di peccato. Nostro Signore mi disse: “Il sacrificio di ciascuno esige il compimento del proprio dovere e l’osservanza della mia legge: è la penitenza che adesso esigo e chiedo”».

 

In quell’ideale “filo azzurro” che collega indelebilmente le manifestazioni mariane, Fatima rappresenta un richiamo fondamentale in una precisa dimensione: Nostra Signora del Rosario continua a ricordarci che Dio ci ha creati per amore e rilancia costantemente l’appello alla conversione dei cuori e al sacrificio salvifico, sintetizzato nella preghiera insegnata ai piccoli veggenti: «O Gesù mio! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che ne hanno più bisogno».

 

C’è un divertente aneddoto, avvenuto durante l’ispezione di un ingegnere al quale suor Lucia fece notare che la scalinata principale del monastero era malmessa: «“No, sorella, questa scala va bene, si sale e si scende senza problemi”. Aveva appena finito di pronunciare queste parole, quando scivolò e ruzzolò fino in fondo, sedendosi a ogni gradino. Accorsi dispiaciuta per aiutarlo ad alzarsi, preoccupata che si fosse fatto molto male. Non appena fu in piedi, si girò verso di me e disse: “Ha ragione lei, sorella, questa scala va sistemata”». La veggente, quando raccontava l’episodio alle novizie durante la ricreazione, concludeva sempre con un’annotazione spirituale: «Siamo fatti così: solo quando cadiamo e ci rialziamo, e comprendiamo le cadute del prossimo, lo giustifichiamo e sappiamo perdonarle. Ed è così che Dio trasforma il male in bene».

 

(continua)

 

Saverio Gaeta

 

Assisi, 07 maggio 2022, XVI Convegno di "Medjugorje Misericordia"

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