Il
messaggio e la profezia di Fatima
(Prima Parte)
di Saverio Gaeta
25
agosto 1991 la Regina della pace a Medjugorje: «Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera … affinché con il vostro
aiuto si realizzi tutto ciò che voglio realizzare secondo i segreti iniziati a
Fatima».
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«Se la Chiesa ha
accolto il messaggio di Fatima è soprattutto perché esso contiene una verità e
una chiamata che, nel loro fondamentale contenuto, sono la verità e la chiamata
del Vangelo stesso». Con questa affermazione,
nell’omelia della Messa celebrata il 13 maggio 1982 nel santuario portoghese, Giovanni
Paolo II sintetizzò l’oggetto e il significato dell’insegnamento offerto
dalla Vergine nelle apparizioni ai pastorelli. E Benedetto XVI ha ribadito
che «qui Dio ha aperto una finestra di speranza sul mondo, quando gli uomini
gli hanno chiuso la porta».
In effetti le
apparizioni di Fatima possono rappresentare una “fotografia” del Novecento,
che gli storici hanno definito «il secolo breve», iniziato nel 1914 con la
Prima guerra mondiale e terminato nel 1989 con la caduta del muro di Berlino.
Come ribadì il cardinale António dos Santos Marto, vescovo emerito di
Leiria-Fatima, questo messaggio, «dopo le Scritture, è forse la denuncia più
alta e più impressionante del peccato del mondo, che invita tutti a un serio
esame di coscienza».
Il gesuita António
Maria Martins, che è stato il curatore delle Memorie della veggente suor Lucia, ha sottolineato che «il
messaggio di Fatima ci spiega che la maggioranza si può salvare non per mezzo
della Chiesa missionaria, nel senso rigoroso del termine, ma per mezzo della
Chiesa orante. Questa verità, suggerita nella preghiera dell’angelo, venne
espressamente dichiarata dalla Madre di Dio: “Pregate, pregate molto; fate
sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno, poiché non c’è
chi si sacrifichi e interceda per loro”.
Di fatto, nella
progressiva maturazione di consapevolezza che suor Lucia sperimentò
riguardo al messaggio, uno degli aspetti che ella pose in risalto fu proprio
questo del servizio che le competeva in favore dell’umanità, soprattutto nella
dimensione penitenziale.
Il 20 aprile
1942, in una lettera al vescovo José Correia da Silva, precisò: «Ecco la
penitenza che il buon Dio richiede ora: il sacrificio che ciascuno deve imporsi
per condurre una vita di giustizia nell’osservanza della sua legge, e desidera
che si faccia conoscere con chiarezza questo cammino alle anime, poiché molte,
riconducendo il significato della parola “penitenza” a grande austerità, e non
sentendosi sufficientemente forti né generose per affrontarla, si perdono
d’animo abbandonandosi a una vita di tiepidezza e di peccato. Nostro
Signore mi disse: “Il sacrificio di ciascuno esige il compimento del proprio
dovere e l’osservanza della mia legge: è la penitenza che adesso esigo e
chiedo”».
In quell’ideale
“filo azzurro” che collega indelebilmente le manifestazioni mariane, Fatima
rappresenta un richiamo fondamentale in una precisa dimensione: Nostra Signora
del Rosario continua a ricordarci che Dio ci ha creati per amore e rilancia
costantemente l’appello alla conversione dei cuori e al sacrificio salvifico,
sintetizzato nella preghiera insegnata ai piccoli veggenti: «O Gesù mio!
Perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in Cielo tutte le
anime, specialmente quelle che ne hanno più bisogno».
C’è
un divertente aneddoto, avvenuto durante l’ispezione di
un ingegnere al quale suor Lucia fece notare che la scalinata principale del
monastero era malmessa: «“No, sorella, questa scala
va bene, si sale e si scende senza problemi”. Aveva appena finito di
pronunciare queste parole, quando scivolò e ruzzolò fino in fondo, sedendosi a
ogni gradino. Accorsi dispiaciuta per aiutarlo ad alzarsi, preoccupata che si
fosse fatto molto male. Non appena fu in piedi, si girò verso di me e disse:
“Ha ragione lei, sorella, questa scala va sistemata”». La veggente, quando
raccontava l’episodio alle novizie durante la ricreazione, concludeva
sempre con un’annotazione spirituale: «Siamo fatti
così: solo quando cadiamo e ci rialziamo, e comprendiamo le cadute del
prossimo, lo giustifichiamo e sappiamo perdonarle. Ed è così che Dio trasforma
il male in bene».
(continua)
Saverio Gaeta
Assisi, 07
maggio 2022, XVI Convegno di "Medjugorje Misericordia"
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